giovedì 25 settembre 2008

Laicità-20 settembre: oggi come ieri NO a chi fa del proibizionismo la propria bandiera. Ai clericali l’11 febbraio,

dal sito radicali.it
Laicità-20 settembre: oggi come ieri NO a chi fa del proibizionismo la propria bandiera. Ai clericali l’11 febbraio, a noi radicali laici e liberali il 20 settembre

di Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco

Quelli che seguono sono gli interventi dei parlamentari radicali Maria Antonietta Farina Coscioni e Maurizio Turco nella seduta del 23 settembre scorso.

Maria Antonietta Farina Coscioni: Signor Presidente, intervengo sulla mancata celebrazione del 20 settembre. I colleghi potrebbero chiedersi perché anche quest'anno, come ogni anno, i radicali hanno celebrato il 20 settembre, hanno celebrato la breccia di Porta Pia; potrebbero chiedersi se non si rischi di fare di questa celebrazione un rituale stanco, un ripetitivo appuntamento. Non è così, evidentemente. Se tutto si risolvesse nel deporre una corona sarebbe ben poca e misera cosa.


Il 20 settembre è una data importante da ricordare e il silenzio delle istituzioni è assordante. Vorremmo che fosse un giorno di festa perché segna la fine del potere temporale della Chiesa cattolica, e di questo dovrebbe felicitarsi per prima la Chiesa stessa. Quando diciamo che il 20 settembre deve diventare giorno di festa è soprattutto per ribadire il nostro impegno contro le risorgenti tentazioni di ogni forma di integralismo di cui quotidianamente possiamo scorgere i segni e le manifestazioni.

Noi abbiamo il dovere di non lasciarci deprimere dalla miseria che è un po' il segno dei tempi che viviamo. L'anti-Risorgimento, per cui tanti lavorano, non deve prevalere. Diciamo basta a quanti utilizzano la religione come strumento delle loro combinazioni politiche; troveranno in noi, come sempre, una irriducibile resistenza. Ribadiamo la consapevolezza che se da una parte una chiesa non può essere assimilata ad uno dei corpi dello Stato, lo Stato ha il diritto-dovere di tutelare l'assoluta aconfessionalità dei suoi organi.

La nostra posizione è per dire «no» al programma di chi fa del proibizionismo la propria bandiera; il proibizionismo su tutto, si tratti di libertà di coscienza, di conoscenza, di libertà della ricerca, di rispettare i diritti e la volontà del malato, delle donne e degli uomini che siamo. È impegno e lotta alle meschine furberie tattiche che ci hanno regalato leggi liberticide ed altre ce ne vogliono imporre. Quel cammino che 138 anni fa ci ha portato al trionfo della breccia di Porta Pia è tutt'altro che concluso (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).



Maurizio Turco: Signor Presidente, vorrei ringraziare i colleghi che già stamattina sono intervenuti sulla vicenda della celebrazione del 20 settembre: il collega Mario Pepe del Popolo della Libertà, il collega Giachetti del Partito Democratico e per ultima la collega Farina Coscioni dei radicali. Noi da radicali riteniamo che ci sia un grosso equivoco.

Molto probabilmente è meglio che le celebrazioni del comune di Roma non ci siano più se devono continuare ad essere l'equivoco per il quale il 20 settembre è una piccola cosa nella storia non solo della Repubblica italiana, non solo dell'unità d'Italia, ma della Chiesa cattolica.
È strano il silenzio dei cattolici liberali: evidentemente è un settore che si è esaurito. Chi oggi, in questo Parlamento, tra coloro che antepongono il loro essere cattolico al loro essere deputato, avrebbe il coraggio di un Alessandro Manzoni? Ma, probabilmente, chi avrebbe oggi il coraggio di un Paolo VI che disse che quella data, il 20 settembre 1870, che segnò la fine del potere temporale della Chiesa, fu provvidenziale per la Chiesa stessa? Chi oggi in quest'Aula avrebbe il coraggio di chiedere per questo Paese delle leggi di spoliazione, come quelle che vennero varate in Francia nel 1905 e che sono state giudicate provvidenziali dal cardinale Ratzinger per il bene della Chiesa?

Vi è un equivoco di fondo. Noi continuiamo, anzi, voi continuate a celebrare l'11 febbraio, la data di quel Concordato con l'uomo della provvidenza, che per Pio IX non aveva quelle brutte influenze liberali che fino a quel momento non avevano permesso, con i Governi liberali, di poter sottoscrivere un Concordato. Finalmente arrivò l'uomo della provvidenza che mise a tacere i fermenti di libertà che erano presenti in quel momento anche nella Chiesa cattolica e che furono messi a tacere allora, e anche successivamente, quando bisognava approvare in concorso tra i reazionari dell'una e dell'altra parte l'articolo 7 del Concordato. Non sarà qua il caso oggi della rievocazione storica del De Gasperi, uomo di Stato e di Chiesa, non di gerarchia vaticana, dell'Aldo Moro, uomo di Stato e di Chiesa, non della gerarchia vaticana.

Ebbene, forse questa storia andrebbe almeno studiata, letta, insegnata; invece, l'unica cosa che riusciamo ad avere da questo Paese è che la storia venga censurata. Noi crediamo che in questo modo si faccia un danno alla democrazia, allo Stato di diritto, ma anche alla libertà di coscienza e di religione, di pensiero e di azione. Questi saranno costi che qualcuno dovrà pagare; noi riteniamo che sicuramente non potranno essere accollati alla libertà dei cittadini della Repubblica italiana. La ringrazio, signor Presidente.

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