sabato 31 luglio 2010

Fare breccia

Fare breccia

ngiolo Bandinelli - Il Foglio - 29/07/10

Poco di buono, sul fronte delle iniziative ufficiali per i centocinquanta anni dell'Unità d'Italia. Avremo celebrazioni malcongegnate se non contraddittorie, frutto di compromessi, un fastidio più che un grande appuntamento nazionale. Saranno inevitabilmente vistose soprattutto le assenze, le dimenticanze, le omissioni. Diciamolo pure: gli equivoci, in un mix indigeribile, se non addirittura pericoloso. Leggo infatti sui giornali, mentre sto lavorando sul tema del federalismo antiunitario della Lega e di Bossi, che in sedi ufficiali si sta studiando un programma celebrativo della presa di Porta Pia da realizzare per il 20 settembre prossimo: 140 anni sono una data non particolarmente significativa, come sono invece i 150 anni dell'Unità nazionale. Nell'ambito della celebrazione del processo unitario la commemorazione del 20 settembre, che di quel processo può ben dirsi la data conclusiva, ci starebbe bene; spuntata così, come un fungo fuori stagione, la faccenda desta più di un sospetto. Mollo il federalismo (ma ci ritornerò) e mi butto sulla notizia, che ha dello straordinario. L'organizzazione dell'evento, apprendo, è stata concordata tra il Segretario di stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone, e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Stupisce in primo luogo l'imponenza del programma dei festeggiamenti: tre giorni, dal 18 al 20 settembre. "La ricorrenza - dice l'informazione giornalistica - sarà ricordata con una ricca scaletta di incontri (convegni, manifestazioni pubbliche, confronti tra storici)". I quali però - ahi ahi - dovranno essere "totalmente graditi, nella scelta dei titoli e dei relatori, alla Santa Sede e al Segretario di stato". "Secondo quanto filtra dai Palazzi Vaticani - prosegue la notizia - sarebbe stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a 'suggerire' al Campidoglio di arrivare a una commemorazione 'condivisa' con la Santa Sede". Nel tira e molla delle trattative durate - pare - quasi dieci mesi, il Campidoglio ha così dovuto subire "dolorose rinunce, come la cancellazione dal comitato organizzatore di uno storico non gradito al Vaticano". Dovrebbe trattarsi di Marcello Veneziani, "che si è visto bocciare dalla Segreteria di stato della Santa Sede (e quindi dal cardinal Bertone) il titolo di un convegno da lui proposto: 'Pio IX, il Papa Re"'. Una volta tanto, da laici, non possiamo che approvare il rifiuto dei cardinal Bertone per un tema da lui stesso giudicato "provocatorio". Nessun problema è stato invece sollevato per le altre personalità cui è affidato l'evento: l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, e la professoressa Micol Forti, dei Musei Vaticani. La manifestazione dei radicali, con queste premesse, questi condizionamenti, questi divieti, non è chiaro su quali basi, con quali contenuti e fini l'impegnativo anniversario potrà essere celebrato. "Gli uomini del Papa sottolinea il giornale - hanno voluto che venisse impostato all'insegna della cultura, della storia, del dialogo, ma senza riferimenti all'attualità". Non è credibile: l'anticipazione e la separazione dalle celebrazioni unitarie non può non rivestire un significato ben preciso, un ben preciso riferimento all'attualità dei rapporti tra Vaticano e società italiana. Dulcis in fundo: un'altra informazione giornalistica anticipa che sull'onda del grande successo delle "notti bianche" culturali di questa estate, la nuova sovrintendente per il polo museale romano, Rossella Vodret, vuole organizzare una "notte bianca" anche per il 20 settembre, ovviamente "per festeggiare il compleanno di Roma capitale". Divertente: pare che la celebrazione sia stata concordata nelle forme annunciate "per non trasformare la festa del 140° anniversario della breccia in un raduno simile all'annuale incontro che i radicali di Marco Pannella ogni 20 settembre indicono davanti alla stessa Porta Pia". La notizia è incompleta e reticente. Ricordo bene come nei primi anni Sessanta toccò a noi radicali rimettere a lucido la ricorrenza, con manifestazioni che, almeno le prime volte, si concludevano con qualche manganellata poliziesca agli oratori e ai pochi e sparuti presenti riuniti, quasi da congiurati, per deporre una modesta corona di alloro davanti alla breccia. Con il passare degli anni gli ostacoli polizieschi vennero meno, e noi radicali riuscimmo anche a dare un senso nuovo alla data quando organizzammo le nostre marce contro la fame nel mondo, che avevano inizio da Porta Pia, appunto, e si concludevano in piazza San Pietro, simbolicamente allacciando stato e chiesa nella lotta per il diritto alla vita dei diseredati del mondo. Difficile pensare che quest'anno i radicali rinuncino alla loro manifestazione per lasciare il palco delle commemorazioni al sindaco Alemanno o a un rappresentante del Vaticano.